Giocare o scommettere, se fatto una volta ogni tanto, è solo puro divertimento.
Quando provare il brivido della vittoria diventa una necessità, non si è più dei semplici giocatori, bensì dei “giocatori a rischio”.
Non per tutti, quindi, il gioco d’azzardo, un gratta e vinci, una scommessa al Superenalotto, o un biglietto della lotteria, sono semplicemente un piacevole passatempo.
Oggi sempre più frequentemente si sente parlare di ludopatia, ovvero di gioco d’azzardo patologico.
Si tratta di un disturbo del comportamento, riconosciuto anche nel DSM, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali.
La momentanea scarica di adrenalina che può dare una vincita è, per il giocatore, energia allo stato puro, esattamente come l’effetto di una droga.
È la nuova dipendenza del XXI secolo!
Nonostante se ne parli poco, in Italia, le percentuali sono a dir poco allarmanti: si parla addirittura di un milione e mezzo di persone affette da ludopatia.
Tale disturbo arriva a coinvolgere l’intera esistenza di una persona.
Tutto è improntato alla necessaria ricerca del denaro, unico strumento per soddisfare gli impulsi del “Deus gioco”.
Oltre a devastare psicologicamente il giocatore, la ludopatia danneggia economicamente tutta la famiglia.
Forse dovremmo soffermarci un secondo e riflettere del perché si verifichi tutto ciò. Che cosa spinge, ad esempio, i giovanissimi a giocare, a diventare dipendenti di una carta, o di un numero? Forse è colpa del periodo storico in cui viviamo? Forse tutta questa incertezza, porta a cercare sicurezza in una giocata? Forse la voglia di evasione è più forte di qualsiasi altro stimolo? Oppure non riusciamo veramente a guardarci dentro e preferiamo nasconderci dietro una scommessa?
Cerchiamo di riflettere e, perché no, di parlarne con un specialista, in grado di individuare il problema e di proporre la giusta soluzione.
I soggetti colpiti da ludopatia sono particolarmente irascibili, perdono facilmente la pazienza, soprattutto se non riescono a soddisfare il proprio desiderio di gioco. A volte possono addirittura diventare aggressivi e violenti.
In alcuni casi subentrano anche i classici sintomi di astinenza da droghe pesanti, come ad esempio:
Il ludopata ha continui pensieri ossessivi, ha un bisogno quasi maniacale di raccontare le proprie vincite, vive in modo esaltato ogni forma di gioco e passa la maggior parte del tempo a programmare strategie, al solo fine di vincere!
La ludopatia è un disturbo grave che non deve essere assolutamente sottovalutato.
Se non adeguatamente trattato può letteralmente devastare la vita privata, sociale e lavorativa di una persona.
È una vera e propria dipendenza “senza sostanze”, per questo ancora più pericolosa.
Chi è “malato di gioco” non si sente mai appagato, vuole sempre di più: un limite pericoloso e irraggiungibile.
In questi casi è bene parlarne con un esperto clinico, uno Psicologo o uno Psicoterapeuta. Non si esclude che nei casi più gravi sia necessario il ricovero in comunità preposte al trattamento di tali patologie.
Non dimentichiamo che si tratta sempre di una dipendenza e come tale deve essere trattata.
Quanto il disturbo diventa patologico, il giocatore non prova più un piacere, ma solo una forte ossessione maniacale. La sua psiche è focalizzata in un’unica direzione.
Il trattamento non può essere né spontaneo, né tantomeno auto-indotto, ma solo guidato da uno Specialista del settore.
Il giocatore dipendente non è in grado di distinguere ciò che è reale, da ciò che è irreale. La sua vita diventa un’unica grande bugia. Superare una dipendenza da gioco non è semplice, ma neanche impossibile.
La terapia permette di modificare i propri comportamenti nei confronti del gioco, trasformandoli in qualcosa di più propriamente funzionale.
È come se il cervello venisse ricalibrato e riportato ad una percezione cognitiva più vicina alla normalità.
Come sempre, chiedere aiuto ad un terapeuta non deve essere visto come un segno di debolezza, bensì di forza e di intelligenza.
Comprendere di avere un problema serio è il primo passo verso la vera Vittoria!
Se vuoi veramente vincere non puoi giocare con te stesso.
D.ssa Maria Ricciardi